#1La conclusione che mi sia piaciuto penso che si possa intuire dal fatto che l'ho letto tutto in un fiato, nonostante abbia circa 370 pagine.
E' un fumetto che utilizza uno stereotipo narrativo abbastanza comune, quello della comunità chiusa ad un ipotetico mondo esterno misterioso, fuori dal Tempo, con i suoi riti e tradizioni a metà fra l'ancestrale e il settario.
Personalmente, dalle prime pagine, mi ha fatto venire in mente "The girl from the other side" oppure un autore come Daisuke Igarashi, ma ognuno troverà delle proprie sensazioni. Miyazaki sarebbe troppo scontato.
Il soggetto verte, appunto, su una valle isolata, circondata (sorvegliata?) da quattro gigantesche statue poste nei punti cardinali. L'epoca apparente potremmo collocarla in un Giappone rurale di trecento anni fa, a occhio.
Nessuno può mai oltrepassare i monti circostanti, anzi viene proprio creduto che quei monti siano il confine oltre il quale c'è solo un aldilà metafisico.
Le tradizioni sono rigide: ad esempio arrivati a 50 anni si muore e si viene tumulati presso la statua del nord (mi pare), quella che vigila sulla bramosia di eternità dell'Uomo. Inoltre nei periodi di carestia vengono offerti dei sacrifici (qui mi ha ricordato
Midsommar eh eh).
La trama parte proprio da uno di questi sacrifici in cui, di due gemelle, una viene offerta alle divinità, mentre l'altra, An, diventerà la protagonista del racconto. Il padre si autoinfligge la cecità per aver dovuto vilmente assoggettarsi alle crudeli regole.
Dopo una decina di anni, la ragazzina si pone delle domande: attratta dal mistero di questo mondo esterno inaccessibile e ipotetico, confusa dalle disparità sociali (ci sono caste di sacerdoti e nobili che hanno trattamenti ben diversi), spinta dall'apparizione di una giovane vendicatrice a dorso d'aquila (si intuisce subito chi possa essere....). Una serie di eventi ci porta al climax finale,
dove modernissimi grattacieli all'orizzonte ci fanno capire quanto sia strano e anomalo questo status quo.
La narrazione è un mix di quotidianità immobile in un Giappone perduto, avventura di rinascita e scoperta, sicuramente critica sociale su potenti e reietti, e quel quid fantascientifico che dà un tocco thriller via via più palese.
La sceneggiatura è piuttosto appassionante, del resto l'autrice non è una novellina. Ha più di sessant'anni credo, la giovinezza passata in campo shojo (stile che riemerge fra le pieghe, nelle smorfiette dei bambini nei momenti più leggeri, o in qualche taglio caricaturale), ma dal 2000 o giù di lì vedo fra le sue opere una decisa sterzata nello josei o nel seinen, come in questo caso; ben padroneggiato nella tecnica compositiva e nella pulizia del ritmo. Lo stile è abbastanza semplificato ma quello che c'è è eccellente, ad esempio le ambientazioni boschive e campestri, o gli animali. I personaggi sono più abbozzati ma forse questo inopinatamente amplifica l'espressività.
L'edizione è buona, a parte l'assenza di pagine a colori iniziali. L'ampia foliazione rende il prezzo Dynit molto concorrenziale. A un certo punto la serie perderà questa struttura a volume doppio.
E' curiosa la cosa, l'unica spiegazione è che fosse prevista una serializzazione più breve, in tre volumi cicciotti, poi allungata in base al successo ottenuto e/o sul valore attribuito dall'editore al prodotto che aveva in mano.
In ogni caso, probabilmente il risparmio su questi primi volumi equilibra il sovrapprezzo di quelli successivi...
Graficamente brutte copertine e grafiche rispetto alle originali: la costina mi pare veramente tirata via da una incompetente omologazione al tomo librario muffoso.
Voto: 8+