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Per anni, anni ed anni mi potevo vantare di aver portato a termine tutti i romanzi, libri che avevo inziato. Anche quelli più orribili, solo uno di Volo (che non mi ricordo il titolo) fece un...volo diretto verso il cestino della pattumiera (nomen omen, eh). Ahimé in quest'ultimo mese ne ho silurati tre, al mio quesito finale dinanzi ad una lettura non soddisfacente (eufemismo) "Ma perché scrivere questo libro ?" è andato a sostituirsi un più enigmatico "Perché devo sopportare tutto questo ?". Poi, una volta che inizi, tutto diviene più facile. Il capopopolo, capostipite, l'apristrada di tutto è stato La disperata ricerca di un povero idiota, di Pif (autore e comico che generalmente adoro per sagacia, ironia ed ingenuità). Inutile, uno scritto che deve essere il risultato delle più scialbe esperienze del bravo autore palermitano, messe lì credendo di poter creare un corpus unitario e compatto e che producesse un significante più profondo. Poi è toccato a Come Petali nel vento, di Hika Harada, ma che è un romanzo d'amore su come gestire i conti deposito ? A quel punto ho trovato quasi giovamente a cestinare Sia da addormentata che da sveglia, di Shibasaki Tomoka, ma che me ne frega di questa protagonista anonima e del suo Baku che ricorda il burlone di Ecce bombo "mi si nota di più se vengo o non vengo"... Per fortuna che c'è Mieko Kawakami, short list del booker prize con Heaven, che con Gli Amanti della Notte fa un altro passo avanti nel vivisezionare le idiosincrasie che nascono da società rigide ed impostate come quelle nipponiche. La protagonistra correttrice di bozze che non ricorda un solo libro di quelli che ha lavorato è alle prese con il compito, quasi l'obbligo, di doversi relazionare con l'altro. Splendido. Vincitrice del booker prize di qualche anno fa con La Vegetariana, Han Kang attraverso l'autodistruzione della protagonista, narrata dal punto di vista dell'ex marito, del cognato artista ed infine della sorella, mette in mostra come la resilienza (parola tanto cara in questo inizio di secondo decennio del ventunesimo secolo) debba, per forza, andare a braccetto con la paura di guardarsi dentro. Fuggire dalla realtà opprimente, dalle scelte obbligate, dalle esperienze di vita può avvenire solo se si resetta, perché se ci si ferma a pensare: l'autodistruzione può essere dietro l'angolo. La storia della Cina: le origini di una civiltà millenaria, di Michael Wood, è un ottimo saggio, mette in evidenza le importanti scoperte storiografiche sulla nascita della Cina, collega bene passato e presente. A me sembra sempre un peccato originale della storiografia occidentale quello di far credere che vi sia una reale continuità storica di questi 4000 anni in Cina, e non un più "corretto" susseguirsi di imperi, stati, che hanno più o meno incorporato qualcosa dal passato o preso qualcosa di nuovo dall'esterno. Vabbè ma chi sono io per contraddirlo. |