| Secondo me ogni storia ha il suo tempo, che dipende da tanti fattori ma soprattutto dallo stile della narrazione. In questo caso abbiamo un manga che ben si adatta alla mole di volumi proposta, capace di proporre situazioni sia di vita quotidiana che straordinarie suscitando empatia. Non è sempre al meglio perché la ripetitività si fa sentire, smorzando la godibilità di certe situazioni che variano solo nei soggetti e talvolta neanche in quello, lasciando la sensazione di dover a tutti costi cercare storie che abbiano pari spessore per ogni personaggio o situazioni in cui il protagonista si comporti in quel preciso modo. Insomma, parti dell'opera vengono lette come forzate, sensazione non appagante. Allo stesso tempo le novità possono modificare l'opera al punto da non incontrare più allo stesso modo i gusti del lettore, che magari semplicemente può essersi affezionato ad una realtà non più proposta e ormai trova solo spazio per la curiosità sul finale, da sempre legato alle fasi iniziali che lo hanno fatto appassionare. Il riscatto di un fallito cui nessuno avrebbe scommesso, neanche lui stesso, condito dalla competitività col fratello "buono", ha portato ad un'evoluzione godibile e ovvia, per poi dilungarsi nella realizzazione di qualcosa di altrettanto ovvio ma per il quale sono nati ostacoli che nulla trasmettono più tramite il protagonista con cui si è empatizzato, ormai già riscattatosi. Ci sono stati momenti ancora molto d'impatto, con Sharon, Serika o Hibito, ma in un oceano di altra roba assolutamente più opaca. Ormai, raggiunta questa mole, la proporzione di volumi "opachi" è notevole. Uso questo termine perché non voglio farle passare per pagine brutte, perché l'autore secondo me è molto bravo a scrivere e disegnare storie umane, ma che nelle mie aspettative e nei miei interessi per l'opera mi hanno lasciato una sensazione di insoddisfazione. Quindi, quando ho detto 10 volumi intendevo con tagli di ciò che secondo me riduce la qualità dell'opera. Non c'è fretta di leggere, non è una valutazione fatta con il metro. Nulla contro le opere lunghe, che possono soffrire di queste problematiche di ripetitività e/o eccessivo cambiamento. Ci sono opere che invece per la loro brevità trasmettono pochissimo, non lasciando il tempo di affezionarsi ai personaggi o di vivere con loro una crescita. Ogni storia ha la sua lunghezza, quella di Uchu Kyodai, evidentemente, può avere una lunghezza notevole ma l'autore ha mostrato una certa qualità per un numero inferiore di volumi.
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