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Letto!
è un volume molto interessante e che secondo me non sta avendo la giusta visibilità, perché si presta moltissimo ad essere oggetto di interesse anche per un pubblico più generalista, non necessariamente appassionato di manga, e per le testate culturali e giornalistiche. Un po' come Tenui Bagliori se vogliamo, ma questo in modo più esplicito e definito, trattandosi appunto di un racconto in più episodi sulla condizione femminile discriminatoria in vari paesi del mondo. Quindi spero che possa essere più di richiamo nelle prossime settimane. Lato mio personale, ho apprezzato questo volume molto più di quanto mi aspettassi: temevo in un prodotto un po' troppo "politico", ma soprattutto troppo programmatico, didascalico e lagnoso. Invece ho trovato il tutto più che efficace: la condizione femminile è trattata in modo molto "implicito", attraverso quadri di vita quotidiana e solo in rari casi si fa esplicito riferimento a una condizione, a una legge, a un pezzo di storia. Tutto trascorre molto naturalmente e nelle piccole cose, e determinati temi emergono in modo appunto implicito, diventando tra l'altro molto più forti. Solo l'ultimissimo episodio, che è poi un'aggiunta, collocato dopo la postfazione originale, è un episodio molto più esplicito e "politico": effettivamente mi è piaciuto molto meno, ma allo stesso tempo è una esplicitazione quasi "liberatoria", una sorta di grido femminile e di tutti contro le ingiustizie e la tirannia. "Non toglieteci quaderni e matite", dice tra sé la bambina afgana all'indomani della ri-presa dei talebani del comando di Kabul nel 2021, dopo che gli Stati Uniti hanno deciso di lasciare il paese. E purtroppo sappiamo che hanno tolto quaderni, matite e tanto altro. I paesi trattati nel manga sono Arabia Saudita, Marocco, India e infine Giappone, che chiudeva la raccolta originale. L'episodio sul Giappone è molto particolare, quello che mi è piaciuto di più in assoluto è il secondo, in Marocco, dove vediamo lo strano rapporto tra una vecchina odiosa e scorbutica (ma con un segreto di vita alle spalle) e una bambina che impara a leggere e scrivere. Secondo me è certamente la storia più riuscita, anche perché emerge molto di più il confronto generazionale, come anche un po' quello del Giappone, in cui abbiamo infatti il rapporto tra nonna, madre e figlia. Il primo racconto è perfetto e funziona come un incipit efficace, il secondo sul Marocco è quello emotivamente più prezioso, almeno per me, quello sull'India è il più violento e scabroso, quello sul Giappone è, chiaramente, quello più delicato, e, mi sembra, anche il più lungo. L'ultimissimo sul contesto afgano è quello più politico e dal messaggio chiaro e forte. |