| La mia vecchia recensione della versione francese:
Il Tezuka dai temi più drammatici è giustamente divenuto famoso negli anni ’70 e’80 con opere quali i 3 Adolf , Ayako o Kirihito, ma già sul finire degli anni ’60 c’è un deciso sviluppo verso tal genere, come dimostra ad esempio questo I.L Seinen del 1969 (che seguiva un’altra opera simile sempre pubblicata su Big Comics, ovvero Chikyu wo nomu, “Mangiare la terra”), è un volume di oltre 300 pagine con una trama dalla struttura episodica stile Black Jack. Daisaku Imari è un regista caduto in disgrazia, il suo ultimo tentativo cinematografico segue la moda intellettualoide ed è un fallimento (il manga inizia con la “proiezione” di tale opera e il lettore resta davvero un po’ di sasso prima di realizzare ciò che succede…). In cerca di una nuova casa, viene indirizzato alla magione di un certo Alucard (è Dracula al contrario?): siamo nel 1969, l’Uomo cammina sulla Luna e il realismo sta soppiantando il sogno e il mistero. Alucard chiede a Imari di realizzare dal “vero” il riscatto del fantastico, e gli affida a tale scopo la nipote, la bella I.L (Ai Eru) del titolo (che in realtà doveva essere I’ll, ovvero I Will). I.L dorme – ovviamente! – in una bara, dentro la quale può cambiare aspetto fisico per impersonare altre persone. Infatti gli episodi del manga sono incentrati su persone che contattano Imari, cercando il suo aiuto per avere una “sosia” con la quale risolvere questioni difficili o quanto meno torbide. Le storie sono ben sviluppate nello stile “gekiga” proprio del Tezuka maturo, e svariano fra temi universali (intrighi politici, amori morbosi, meschinità umane) ma anche dell’epoca (il Vietnam, gli esuli dei Paesi comunisti). La storia più rappresentativa è probabilmente l’ultima, “le Iene”, che vede coinvolto lo stesso Imari, in un gioco tragico nel quale finiscono la sua ex-moglie, politici che si spartiscono bustarelle stornandole dai risarcimenti giapponesi per i danni di guerra e un ragazzo alla ricerca della verità. Manga interessante, che contiene anche alcune intuizioni stilistiche poi confluite in Black Jack
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